Spagnolli Spumanti con i suoi appezzamenti a 600m slm sul Monte Bondone (2180m), tra Rovereto e Trento, ha trovato davvero le condizioni ideali per replicare il microclima che troviamo a Épernay nel dipartimento della Marna? Per me è un sì!
[ngg src=”galleries” ids=”3″ display=”basic_slideshow” transition_style=”slide” show_thumbnail_link=”0″]Partiamo subito col dire dove ci troviamo esattamente. Siamo a Covelo frazione di Cimone (TN).
Per arrivarci è molto semplice: scendendo da Trento lungo la Sp90, direzione Rovereto, vi troverete ad Aldeno da cui potrete imboccare Via al Bondone che vi porterà, indovinate un po’, sul Monte Bondone e quindi arrivare a Covelo dove lì vi accoglierà Alvise. Ci sono riuscito io quindi state tranquilli. 🙂
Come dicevo vi accolgierà Alvise Spagnolli, figlio di Francesco Spagnolli…alcuni di voi avranno già sentito parlare di Francesco perchè è stato per quasi vent’anni preside all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, ha scritto un centinaio di pubblicazioni enologiche e ha sperimentato tantissimo. E indovinate un po’ dove ha sperimentato?
Tutto nacque da un incontro…
Nella foto sopra è immortalato questo incontro da cui nacque anche una grandissima amicizia; ma chi è la persona a fianco di Francesco (a destra). E’ Luigi Veronelli. Non credo sia necessario spiegarvi chi sia Luigi Veronelli, vero?
Beh da questo incontro, Luigi disse a Francesco che secondo lui proprio qui a Covelo ci sarebbero state le condizioni ideali per avere una piccola Champagne. L’altitudine, l’esposizione, i venti, ma soprattutto i terreni calcarei che però a tratti sono anche ricchi di argilla avrebbero potuto fare crescere in maniera ottimale il vitigno preferito da Francesco: il Pinot nero.
Francesco ha dedicato quasi 30 anni testando 15 cloni su 8 tipi di portinnesti (fate voi i conti delle possibili combinzaioni) per riuscire a trovare il clone e il portinnesto migliore e che quindi si sarebbe adattato perfettamente ai suoli che aveva a disposizione.
Quando si dice, chi ben comincia è a metà dell’opera. E’ proprio il caso di dirlo, dopo tutto non è questa la sfida principale per un vignaiolo? Trovare il vitigno che possa esprimersi al meglio sul proprio territorio. Se così non fosse sarebbe un continuo rincorrere e correggere in cantina l’errore commesso in vigna. No?!!
Ovviamento non sono stati piantati solo filari di Pinot nero, ma anche l’immancabile Chardonnay e …. beh se si vuole replicare la Champagne non poteva mancare anche il Pinot Meunier!
[ngg src=”galleries” ids=”4″ display=”basic_thumbnail” thumbnail_crop=”0″]Ma chi porta avanti tutto questo impegno?…
Fino ad ora ho parlato solo di Francesco, ma non possiamo certo tralasciare Alvise perchè se ora beviamo questi splendidi spumanti è anche e soprattutto grazie a lui. Infatti, dopo aver intrapreso gli studi a Milano al Politecnico ed aver conseguito la laurea (a pieni voti) in Ingegneria Energetica e dopo una breve esperienza lavorativa in quel settore, molla tutto per rispondere al richiamo della propria terra. Si vede che è qualcosa di genetico! 😀
La passione di Alvise per il vino è lampante, la percepiamo chiaramente nelle sue parole mentre ci descrive metro per metro gli appezzamenti della sua famiglia; quando ci spiega ogni singola peculiarità del terreno, quando parla dei suoi collaboratori che lo aiutano durante la vendemmia, ma soprattutto quando ad ogni passo “scalando”, è proprio il caso di dirlo viste le pendenze, ci spiega i singoli vigneti arricchendoli di quella storia che ognuno di loro ha ma che ad uno sguardo poco attento andrebbe altrimenti persa.
Ma quanto è bello fare le viste in cantina e in particolare camminare tra i vigneti? Credo che sia un’esperienza che, inidipendentemente dal fatto che tu sia più o meno esperto/appassionato di vino, ti dona tantissimo prima di tutto a livello umano ma poi torni a casa con un arricchimento personale che difficilmente ti abbandonerà e tutto questo lo dobbiamo alla grande passione dei vignaioli…grazie Alvise e Francesco!
Ma ora parliamo un po’ di come lavorano in cantina…
Gli ettari vitati sono meno di 3 e sono dislocati tutti intorno alla cantina; come da buona tradizione champenoise sono Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Meunier.
Quando le condizioni climatiche avverse non si impegnano come invece è avvenuto quest’anno, il massimo della produzione si assesta su un massimo di 120hl.
In totale sono 18 appezzamenti, o come vengono chiamati da queste parti 18 “sgrebeni”; ogni appezzamento viene raccolto a mano e messo nelle apposite cassette, trasportato sempre a mano direttamente in cantina e poi pressato singolarmente con la pressa a polmone e poi messo nella sua vasca di fermentazione in acciaio; quindi abbiamo anche 18 vasche Inox. Successivamente c’è un passaggio in legno (barrique o tonneuax) a seconda di quanto apporto di legno sarà necessario in funzione del millesimo.
Remuage manuale in pupitre e sboccatura manuale.
Cosa mi manca da raccontare? Ah sì i vini! 😀
Attualmente Alvise è uscito con la sua prima etichetta e si tratta di DISIO un Trento DOC Blanc de Noirs (100% Pinot Nero) Extra Brut Riserva (3.5gr/l e vino di riserva della cantina) che fa 40 mesi di permanenza sui lieviti e altri 6-8 mesi di cantina dopo la sboccatura.
[ngg src=”galleries” ids=”7″ display=”basic_imagebrowser”]Al momento della visita la sala degustazione era in ristrutturazione quindi abbiamo avuto la fortuna di degustare il DISIO 2016 e una 2013 sboccata alla volè direttamente da Francesco nella loro baita privata dove ci aspettava la figura più importante dell’accoglienza Spagnolli: Susi la mamma di Alvise.
L’accoglienza è tutto…
Susi ci ha accolto con un grande sorriso e abbiamo capito subito che dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna, anzi Francesco ci ha tenuto a ribattere che non è così perchè la donna in realtà “è davanti”, questo per far capire l’importanza di Susi per la loro famiglia.
E così tra una chiacchiera e l’altra, spaziando tra le storie degli innumerevoli viaggi in Francia di Francesco (fatevi raccontare di quella volta da Romanèe-Conti) e le radicatissime differenze che si notano tra le culture francesi e italiane (nel mondo vino almeno) e gustando i buonissimi prodotti a km0 presenti nei taglieri che Susi ci portava, il Disio 2016 e 2013 mi hanno incantato.
Ecco Disio 2016…
La 2016 pronta sì ma con una chiara e percepibilissima capacità all’invecchiamento che mi fa capire che le 3 bottiglie che mi sono portato a casa metteranno a dura prova la mia resistenza alla stappatura. Il colore è un bel giallo quasi oro, al naso è deciso e si percepiscono le note di agrumate, ma è in bocca che l’acidità e la sapidità gli danno quella bella facilità di beva che invoglia al secondo sorso (e al terzo…); la persistenza in bocca è molto lunga e se riuscite ad attendere qualche minuto comincerete a percepire note ben più complesse, vedi la classica pasticceria. (Spoiler sulla 2013…vi piace la crema chantilly? 😀 )
Dal basso della mia esperienza posso solo dirvi che è un piccolo capolavoro, ma che sono pronto a scommettere diventerà presto un grande punto di riferimento nella DOC e non solo.
E in futuro?…
So che vi starete chiedendo, ok una bottiglia 100% Pinot Nero, ma lo Chardonnay e il Pinot Meunier? Dove sono?
Beh Alvise mi ha spoilerato qualcosa e non vedo l’ora che mi chiami per dirmi che l’attesa è finita, ma per ora il Disio mi basta e credetemi per il prezzo a cui lo vende (45€) vi portate a casa un vero gioiello che come tutti i gioielli diventerà un investimento. 😉
La 2013? Ah volete sapere della 2013? Beh andate a trovarli e assaggiate voi stessi cosa vi riserverà il futuro di Disio 2016! 😉 Ecco il link per scrivere o telefonare ad Alvise.
Vi lascio con il video della splendida confezione che racchiude Disio. La confezione è la ciliegina sulla torta.